Google annuncia la chiusura del social network legato ai suoi servizi web, mai decollato e apprezzato dalla massa.
Lo avevamo chiaramente preannunciato lo scorso 24 agosto con la pubblicazione del post Google inizia a chiudere le sue pagine su Google+, con il quale comunicammo la chiusura della pagina ufficiale di Google France su G+, con l'azienda di Mountain View che invitava gli utenti a seguirla sui profili degli altri social network.Adesso è ufficiale: Google Plus chiude i battenti, con gli utenti che hanno 10 mesi di tempo per prepararsi, salvare i propri dati e iniziare a frequentare altre piattaforme alternative.
Già , perché Google Plus è nato ed è rimasto un social alternativo, amatissimo da chi lo frequenta abitualmente, con le sue caratteristiche uniche di comunicazione smart e interazione con gli altri servizi Web di BigG, ignorato da chi non ne ha mai neanche capito il funzionamento o, addirittura, percepito la reale esistenza.
Eppure, un account Google Plus lo ha creato chiunque, nel corso di questi anni, magari senza neanche sapere perfettamente che si trattasse della chiave di accesso ad un social network; una roba tipo Facebook e Twitter. Chiunque degli oltre 2 miliardi di possessori di dispositivi Android, ad esempio, creando, per forza di cose, un account Google per usufruire dei vari servizi legati alla piattaforma mobile, è entrato in possesso della facoltà di accedere al social network. Pochi intimi, però, hanno varcato quella porta. Colpa di Google, sicuramente.
Poca comunicazione, credendo nella riuscita del progetto a priori, tanto era buona la struttura della piattaforma. Nulla da invidiare alle altre più popolari e nata per far concorrenza diretta proprio a quelle. Così non è stato e non è stato possibile porre rimedio nel corso del tempo, anche perché la strategia non è mutata. Nessun aumento promozionale, nessuna forzatura. Google Plus o lo conosci perché ci sei dentro o non sai che esiste. E che può servire (almeno al pari degli altri social).
Ok, Google+ chiude come servizio per i consumatori, indicativamente nella seconda metà del 2019. Dunque avremo tempo per valutare il da farsi al fine di conservare foto, dati ed elementi pubblicati sul social. Lo ha comunicato Google con un post sul blog ufficiale. La causa, ovviamente, non è il bug di sicurezza legato alle API di G+ che avrebbe potenzialmente esposto contenuti personali di 500.000 utenti fra il 2015 e il 2018, corretto già la scorsa primavera, ma tutto l'insieme. Anche perché se software e servizi dovessero chiudere per falle nei propri codici, la tecnologia tutta, oggi, non esisterebbe.
Non si hanno prove che applicazioni terze abbiano sfruttato la falla scoperta e chiusa da Google nei mesi scorsi. Tuttavia, 500.000 potenziali profili coinvolti sono davvero poca cosa, rispetto alle decine e decine di milioni di account certamente (e ripetutamente) violati di Facebook, ad esempio. Eppure, Facebook, Twitter e altro non chiudono. Già , la causa non è il (piccolo) bug. La causa è l'errata gestione della piattaforma e della sua promozione sul Web, troppo sterile e nascosta per essere competitiva con gli altri colossi.
Articolo di HTNovo